L’AFFAIRE “FAIT D’HIVER”: JAFF KOONS (NUOVAMENTE) CONDANNATO PER PLAGIO

16/03/2021

Con la decisione del 23 febbraio 2021 la Cour d’Appel de Paris (CA Paris, 5, 1, 23 febbraio 2021, n° 19/09059) ha confermato la sentenza di primo grado emanata nel 2018 e ha condannato per plagio il celebre artista appropriazionista Jeff Koons: l’opera “Fait d’hiver” del 1988 è stata difatti ritenuta plagiaria di una pubblicità del 1985.

 

Il caso
Delle numerose vicende giudiziarie di cui si è reso protagonista Jeff Koons, controverso artista americano che ha fatto dell’appropriazione e della rivisitazione di creazioni altrui la sua inconfondibile cifra stilistica, interessante è certamente quella relativa all’affaire “Fait d’hiver”. Con una decisione del 2018, il Tribunal de Grand Istance di Parigi aveva già ritenuto la statua in porcellana di Koons, raffigurante una donna sdraiata in mezzo alla neve e soccorsa da un maiale, plagiaria di una campagna pubblicitaria ideata da Franck Davidovici nel 1985 per il marchio di abbigliamento “Naf Naf”.

Fait d’Hiver di Davidovici

Fait d’Hiver di Koons

Nel fondare la propria decisione, il Tribunale aveva adottato una concezione soggettiva di originalità, che era stata valutata non tanto in relazione alla natura e al risultato dell’appropriazione di Jeff Koons, quanto piuttosto all’opera resa oggetto di tale appropriazione. E così, valutando indiscutibilmente originale l’opera preesistente ed evidenziando, per mezzo del raffronto fra i lavori, come nelle proprie creazioni l’artista americano avesse pedissequamente ripreso elementi caratterizzanti il lavoro di Franck Davidovici, il giudice aveva applicato la regola generale in base alla quale la ripresa di elementi originali di opere altrui senza aver ottenuto prima il consenso degli autori configura gli estremi della contraffazione. In forza di una sistematica interpretazione dei requisiti richiesti dalla legge e dettati dalla giurisprudenza, anche l’eccezione di parodia sollevata dalla difesa era stata rigettata dal TGI di Parigi: il giudice difatti aveva osservato che, oltre a mancare del tutto l’intenzione dell’artista statunitense di suscitare un effetto comico-umoristico per mezzo dell’opera, in luogo del quale era invece possibile rilevare la volontà dello stesso di muovere una critica o una riflessione di più ampio respiro, interveniva anche il problema relativo al grado di notorietà dell’opera parodiata. Secondo il Tribunale parigino, l’assenza di notorietà della creazione di Davidovici non poteva che portare alla confusione nel pubblico fra la parodia e l’opera parodiata.
La decisione della Cour d’Appel de Paris e la condanna di Jeff Koons
Il ricorso promosso da Jeff Koons nei confronti della sentenza di primo grado non ha però ottenuto gli effetti sperati dall’artista. A nulla è servito il tentativo della difesa di esaltare, anche in questa sede, il principio della libertà di espressione e la sussistenza di un détournement ideologico – un mutamento di senso fra la creazione originale e quella successiva – quali tratti caratterizzanti la poetica dell’Appropriation Art ed elementi fondanti l’autonomia e l’originalità dell’opera appropriativa. Difatti, pur non negando la sussistenza di «un’ispirazione» alla pubblicità ideata da Davidovici, la difesa di Koons ribadiva che la versione in porcellana di “Fait d’hiver” fosse «un’opera d’arte in piena regola, che porta l’impronta della personalità del suo autore e un messaggio artistico che gli è proprio». La Corte d’Appello, tuttavia, confermando sostanzialmente quanto era già stato osservato dal TGI in primo grado e rigettando nuovamente l’eccezione di parodia per assenza dei requisiti richiesti dalla legge, ha rilevato invece che «l’opera non è stata presentata come una critica, una caricatura o come ispirata da un’opera precedente» e che in ogni caso, «se esistono delle differenze, le somiglianze sono qui predominanti». Quanto alla libertà di espressione, la Cour d’Appel ha ritenuto che la restrizione della portata di tale principio, ai sensi dell’articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, fosse necessaria e proporzionata rispetto agli interessi morali e materiali di Davidovici.
Sanzionati insieme all’artista statunitense sono anche il Centre Pompidou, che aveva esposto “Fait d’hiver” nel 2014, e la Fondazione Prada, i quali dovranno pagare 190 mila euro a Frank Davidovici per l’opera plagiata, oltre a 14 mila euro per averne riprodotto l’immagine sul sito web www.jeffkoons.com. Stessa sorte anche per il gruppo editoriale Flammarion, che aveva venduto il catalogo contenente l’immagine dell’opera giudicata plagiaria.
Resta da vedere se la condanna della Cour d’Appel metterà un punto definitivo a questa vicenda, o se l’artista statunitense proporrà ricorso in Cassazione.

Federica Gattillo